Quello che si sa ufficialmente è che il presunto killer di don Santoro (il sacerdote italiano assassinato domenica mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria a Trebisonda) ha confessato. Ohuzhan Akdil, di appena 16 anni, è stato infatti arrestato martedì dalla polizia turca mentre aveva ancora con sé la calibro 9 che poi si è rivelata essere l’arma del delitto. Immediatamente dopo l’arresto del ragazzo sono però iniziate a circolare, sui media turchi, ipotesi diverse e a volte anche contraddittorie sul movente dell’assassinio. In molti hanno sottolineato il legame tra l’omicidio e la protesta che è esplosa negli ultimi giorni nel mondo islamico per le vignette sul profeta Maometto. Altri invece hanno ipotizzato un legame con il racket della prostituzione (don Santoro si occupava del recupero di giovani provenienti dall’est Europa). Il giorno successivo all’arresto del 16enne la versione che circola sui maggiori quotidiani turchi è invece che dietro al ragazzino ci sia un mandante, un ispiratore. Innanzitutto, secondo la ricostruzione del quotidiano Vatan, quando Ouzhan Akdil ha ucciso don Santoro non era solo, era accompagnato da uno studente universitario (oltre che dal fratellino di 9 anni). Secondo la ricostruzione lo studente, Husein S., aveva conosciuto Akdil in un Internet Cafè e lo aveva introdotto in un gruppo di ultranazionalisti religiosi. […] Il quotidiano turco non chiarisce quale sia il gruppo nazionalista religioso dietro l’omicidio ma definisce il ragazzino «un piccolo Agca». La definizione non è casuale ma è legata al fatto che, come riportano altri giornali turchi, Trabzon (Trebisonda) è una città dove vi sono molti «lupi grigi». E ai «lupi grigi» turchi, noti per combinare insieme fondamentalismo religioso e nazionalismo etnico turchista e neo-ottomanista, apparteneva Ali Agca che, nel 1981, attentò alla vita di Giovanni Paolo II. E molti fanno notare che Agca aveva solo 20 anni quando commise in Turchia il suo primo delitto.
Fonte: Unità.it