Il governo salvi il cimitero dei poeti, il «Cimitero acattolico di Testaccio». Salvare le tombe di Shelley, Keats, Gramsci, ma anche di Belinda Lee o di Johan Aklerblad che decifrò la stele di Rosetta. A lanciare l’appello è stato, in un accorato servizio di Elisabeth Rosenthal, il quotidiano americano International Herald Tribune con un lungo reportage a quello che Oscar Wilde – conclude l’articolo – definì «il luogo più santo di Roma». Osserva però l’ Herald Tribune : «Il governo italiano non ha mai considerato il cimitero acattolico un luogo che valesse la pena di sovvenzionare» e oggi alcuni poeti riposano «in mezzo a erbacce e pozzanghere». […]
Fonte: il Corriere della Sera