Se il minore è un turco

Tutti i nostri pudori, i pruriti perbenisti, le buone maniere sono andate in fumo appena sui tavoli delle redazioni è arrivata la foto del killer di don Andrea, il povero prete italiano ammazzato a pistolettate in Turchia. L’omicida è un ragazzo: confuso, intontito, plagiato. Un ragazzo di appena sedici anni, ma la sua foto è finita egualmente sulle pagine di quasi tutti i quotidiani italiani: un cappellino in testa, lo sguardo opaco, una nuvola di poliziotti attorno. Le nostre buone maniere spesso non vanno oltre il cortile di casa. Dare in pasto ai lettori di un giornale il nome e il volto di un minorenne italiano ci fa gridare subito allo scandalo o – peggio – al cinismo dei nostri media. Abbiamo stilato e controfirmato un patto di civiltà, la Carta di Treviso, che riguarda i diritti dei minori. Solo che quei minori sono sempre e solo i nostri figli. Se il ragazzino é un turco, se l’ucciso è un prete italiano, se il movente è una malinconica storia di fanatismi e di ignoranza, allora non c’è Carta che tenga, né senso del pudore né codice penale: il ragazzo finirà su tutti i giornali. Con la sua faccia, con il suo nome. Non è un cavillo. È un fatto. Quando pensiamo ai diritti, pensiamo ai nostri diritti. In difesa dei quali siamo sempre inflessibili. Il diritto di informare, di far satira, di costringere dio e i suoi emuli nella trama di una barzelletta, il diritto sacro, inviolabile alla libertà di dire, di disegnare, di ridere… Questo diritto lo celebriamo qui. A casa nostra. Senza mai un dubbio relativista, senza cercare di tenere insieme testo e contesto. Inflessibili, appunto. E se quel tiepido sfottò produce la follia d’un ragazzino in una provincia turca, se regala un pretesto ai sobillatori di violenza, un’altra oncia di odio e di solitudine alle folle di Gaza, tutto questo non c’entra. Noi siamo per l’inviolabilità dei sacri principi, mica siamo dei fanatici… La nostra intransigenza dura poco. Appena c’è l’occasione di vendere dieci copie in più crocifiggendo il ragazzino turco alle colonne di un giornale, dimentichiamo subito le buone maniere, i principi, i diritti: facciamo i furbi. Lo statista Calderoli, quello che dileggia le giornaliste di colore («Meglio razzista che terrorista…») ieri ha chiamato in causa anche il Papa: serve una nuova crociata, ha detto. E perchè no la Santa Inquisizione? […]
L’articolo di Claudio Fava è apparso sul sito dell’Unità

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