[…] Amina non è una terrorista, proprio no, è una bambina egiziana, vive a Roma da tre anni con la sua famiglia, e frequenta una scuola elementare in un quartiere di Roma. Amina ha otto anni, gli occhi di velluto nero e le labbra atteggiate sempre ad un sorriso. Tra i molti sentimenti che ha esplorato non c’è l’odio, per lo meno non ancora. Lei non odia nessuno, neppure quel Gesù crocefisso appeso al muro della classe, contro il quale certi suoi compagni le hanno spinto il capo, dopo averla costretta a salire, assieme ad uno di loro, su una sedia. Poi hanno riso. Bullismo religioso, variante attualissima, escogitata da piccole menti di scuola elementare, classe terza. Fenomeno già segnalato dagli esperti, sebbene ancora quasi invisibile, sommerso. Comincia ad insinuarsi nelle classi multietniche, alimentato dal clima di questi ultimi giorni, e dal razzismo, che è un veleno assai diffuso. Un pericolo che molti insegnanti hanno già intravisto, e talvolta toccato con mano, come in questo caso. […]
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