[…] Giovedì scorso il parlamento di Bratislava ha approvato la proposta di indire elezioni anticipate, concordando con il presidente Ivan Gasparovic la data del 17 giugno: a provocarle l’uscita dalla coalizione di governo di centrodestra dei ministri del Movimento dei cristiani democratici, Kdh, che contestano il rifiuto opposto dal premier Dzurinda di sottoporre all’approvazione dell’esecutivo il «completamento» del Trattato con il Vaticano sull’obiezione di coscienza. Mikulas Dzurinda ha infatti bloccato l’atto finale di un accordo firmato dalla Slovacchia con il Vaticano già cinque anni fa, il 24 novembre del 2000, che prevedeva tra l’altro il diritto per alcune «categorie di professionisti» di «astenersi da prestazioni» in contrasto con la loro «fede religiosa». Obiettivo centrale il rifiuto dei medici, e degli ospedali cattolici di praticare aborti, fecondazioni in vitro, ma anche ad esempio il rifiuto degli insegnanti a tenere le lezioni di educazione sessuale nelle scuole. «Con la ratifica del trattato la Chiesa sarebbe coinvolta in questioni laiche», ha spiegato il premier accusando il Movimento democristiano Kdh di aver trovato un pretesto per sciogliere il governo otto mesi prima della fine naturale della legislatura. […] Sulla scena nazionale i fautori dell’accordo con la santa Sede hanno sempre agitato le cifre sulle preferenze religiose della popolazione slovacca che registrano più di due terzi di aderenti alla chiesa cattolica sui 5,4 milioni di abitanti. Ma obietta a questo «mito della Slovacchia ipercattolica» (Boldro) la femminista Olga Pietruchova: «È solo una questione politica: da noi le persone la domenica vanno allo shopping center, più che in chiesa». […]
Il testo integrale dell’articolo di Carla Casalini è stato pubblicato sul sito del Manifesto