Curioso, i primi due cartoonist ad inviare i loro disegni al concorso sull’Olocausto indetto dal quotidiano iraniano Hamshahri in risposta alle vignette danesi sul Profeta Maometto non provengono dall’infuriata piazza musulmana che abbiamo visto assaltare le ambasciate straniere a Damasco, Teheran, Gaza, ma sono «dei nostri». Un australiano e un brasiliano. Spiriti occidentali come il grafico cubano Enrique Lacoste che spedendo ai redattori di Hamshahri l’illustrazione d’una colomba della pace infilzata dalle bandiere americana, inglese e danese, ha suggerito l’idea di sfidare l’«irriverenza laica» sul suo stesso terreno. […] La Procura generale dell’Iran ha annunciato ieri che si assumerà il compito di «perseguire e punire» i responsabili delle caricature del Jyllands Posten se non lo faranno le magistrature dei Paesi in cui sono state pubblicate. La legge islamica risponde alla blasfemia con una sentenza di morte, come nel caso della fatwa scagliata dall’ayatollah Khomeini contro Salman Rushdie. Michael Leunig e Latuff, i più rapidi e zelanti tra i colleghi cartoonist nel sostenere la sfida di Hamshahri, si dichiarano solidali con la sensibilità ferita dei musulmani di tutto il mondo ma, evidentemente. ce l’hanno con l’Occidente e il suo «doppio standard». Difficile pensare che un vignettista, comunque la pensi su Dio, si schieri con Paesi in cui la censura è sempre sovrana. Chissà che la loro provocazione contro Israele non venga raccolta e pubblicata da altri giornali australiani o brasiliani.
Il testo integrale dell’articolo di Francesca Paci è stato pubblicato su La Stampa Web