La sentenza del Consiglio di Stato che impone il mantenimento del crocifisso nelle aule scolastiche contiene affermazioni fortemente criticabili che esprimono l’opinione dei giudici, ma non si possono certo considerare una manifestazione di legalità.
Infatti, il crocifisso, definito come “…simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili” è ben lontano da questa supposta funzione, vista la discriminazione con cui sono trattati i cittadini non appartenenti alla religione cattolica. Inoltre, l’introduzione di una definizione di laicità come “…relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato”, oltre ad essere una fantasiosa e bizzarra novità, contrasta con la condanna del relativismo etico effettuata dal papa, che sembra essere il referente principale di questi giudici.
Infine, la plusvalenza attribuita ai significati che il crocifisso come simbolo può assumere, è indirizzata in maniera univoca, facendo riferimento solo a “…valori civilmente rilevanti”, ma trascurando i disvalori che esso può ricordare, come l’intolleranza, il contrasto allo sviluppo della ricerca scientifica, le discriminazioni effettuate proprio in nome di quel simbolo.
Il crocifisso perciò, grazie a questa sentenza, potrà, per il momento, continuare a “…svolgere anche in un orizzonte laico, una funzione simbolica altamente (DIS)educativa”.
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