Il crocifisso nelle aule scolastiche non va toccato perché è «un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato». Questa sentenza del consiglio di stato tocca una nuova vetta nella diatriba sui simboli cattolici negli edifici pubblici italiani: proprio la laicità dello stato è fondamento e motivo del crocifisso in classe. È arrivato il giudice che allo stato laico mette letteralmente una croce sopra, e non è l’unica stravaganza. […] È comprensibie che festeggi la destra confessionale – una volta la si sarebbe detta clerico-fascista ma datele tempo, per il fascista si sta attrezzando. Meno comprensibile è che non uno straccio di esponente della sinistra si sia sentito in dovere di commentare, eccezion fatta per i radical-socialisti della Rosa nel pugno, più soli di una particella di sodio in una buona acqua minerale. La battaglia per la laicità in questo paese è quasi del tutto sulle spalle di un’astronoma, Margherita Hack – onore al merito – e quasi per niente sulle spalle di deputati e senatori che, nell’ultimo quinquennio, hanno prodotto al massimo un pugno di interpellanze. Il fatto è che la croce è molto popolare, che sia giusta o meno passa in secondo piano. Meno male che i laici italiani sono persone beneducate e gli islamici gente tollerante. A parti invertite, un leghista medio avrebbe già fatto sfracelli.
Il testo integrale dell’editoriale di Roberto Zanini è stato pubblicato sul sito del Manifesto