Ne ha dato notizia anche la televisione di Stato libica, solitamente poco incline a riferire di situazioni sfuggite al controllo. Una manifestazione di protesta contro le vignette su Maometto pubblicate nel 2005 da un giornale danese si è tradotta, per la prima volta, nell’assalto a un obiettivo italiano: il consolato generale di Bengasi, seconda città della Libia. Colta di sorpresa dalle prime ondate, che sono montate crescendo di minuto in minuto, ieri pomeriggio la polizia della Giamahiria ha reagito prima con i candelotti lacrimogeni, poi con le armi da fuoco. Il numero dei morti non è chiarissimo: alcune fonti riferiscono di nove persone, quelle ufficiali di undici, altre ipotizzano una trentina. Oltre 50, a quanto pare, i feriti. In serata, una folla arrabbiata si è radunata di nuovo vicino alla sede diplomatica. Il consolato d’Italia è l’unico ufficio di uno Stato occidentale nella città più grande della Cirenaica, sottolineavano alla Farnesina per lasciar capire che il nostro Paese sarebbe stato un bersaglio occasionale, preso di mira, potremmo dire, per colpire terzi. In un primo momento, all’ambasciatore a Tripoli, Francesco Paolo Trupiano, è stato attribuito da un’agenzia italiana di sostenere che la protesta non sarebbe stata innescata dalla maglietta con le vignette indossata dal ministro per le Riforme istituzionali Roberto Calderoli. Più tardi, invece, Trupiano ha spiegato: «Non posso escludere che vi sia stata anche questa motivazione. La manifestazione traeva origine dalle vignette, poi si è evoluta con questo sentimento di offesa subita dalla massa islamica per l’iniziativa del ministro». […]
Fonte: Corriere della Sera