[…] Davanti al rischio che tutto questo possa rappresentare anche solo un lontano pericolo per un capello di un nostro concittadino, o che la cosa possa essere utilizzata strumentalmente ai danni della Lega, mi faccio da parte. Da parte come ministro, ma non certo come militante. E questo lo faccio a maggior ragione alla luce delle incomprensibili dichiarazioni di oggi del presidente del Consiglio, che vorrebbe attribuire a me le responsabilità di quanto successo e non al fanatismo islamico. La mia battaglia a difesa dei principi sacri che mi hanno inculcato i miei genitori e i miei nonni inizia ora, finalmente non più ministro e libero di difendere questi ideali e questi valori.
Non attaccherò mai una religione in quanto tale e anche solo la semplice ironia sulla stessa mi fa orrore: forse, però, avrei dovuto difendere questo principio sostenendo l’orgoglio di essere cristiano, piuttosto che difendendo la libertà di pensiero, e quindi di satira, che è stata interpretata come attacco; ma rivendico il mio orgoglio di essere cristiano, e come tale, perdono chi, per paura o per il ricatto, non difende la propria identità e i propri ideali. […]
Il testo integrale dell’articolo di Roberto Calderoli è stato pubblicato sul sito della Padania