Sessant’anni dopo la fine della guerra, e 45 dal processo ad Adolf Eichmann, l’organizzatore della ‘soluzione finale’, l’Olocausto è stato di nuovo oggi al centro di un processo penale: quello celebrato per apologia di reato a Vienna allo storico negazionista britannico David Irving, condannato alla fine a tre anni senza condizionale. […] Irving, che parla benissimo tedesco, ha assistito impassibile alla lettura, fatta a bassissima voce e con forte cadenza viennese, e solo alla fine, quando il giudice gli ha chiesto se aveva capito, ha risposto «quasi nulla». Il magistrato gli ha ripetuto quindi che era stato condannato a tre anni. Quando è stato portato via dagli agenti, Irving ha detto «sono scioccato, sono molto scioccato». Un ‘fan’ anziano, un connazionale, ha quindi gridato in aula in inglese «siì forte, buona fortuna», anche lui è stato portato via dalla polizia. Il processo senza precedenti per l’Austria, sia per l’enorme interesse mediatico sia per il fatto che era la prima volta che in cittadino britannico era messo alla sbarra per un tale reato, è stato celebrato davanti a una corte d’assise (tre giudici e otto giurati) come prevede la legge che vieta l’apologia del nazismo, che ha valore costituzionale. Irving era accusato di averla violata in due discorsi da lui tenuti nel 1989 a Vienna e a Leoben, in cui negava l’esistenza delle camere a gas («è ora di farla finita con questa favola» e dell’Olocausto («Hitler stendeva la sua mano protettrice sugli ebrei»). All’epoca si dileguò, ma appena rimesso piede in Austria la polizia lo ha arrestato lo scorso 11 novembre. […]
Fonte: La Stampa