Le mani sulla Bibbia nei dibattiti in Parlamento, i contratti sventolati come fazzoletti di carta «usa e getta», le richieste provocatorie di unirsi in «patto di solidarietà» con il proprio cane. Tutto passato e anche rapidamente. In sei anni e mezzo la Francia ha assorbito i Pacs nel linguaggio e nel costume. Nessuno scende più in piazza, in pochi gridano allo scandalo, lo stesso presidente Chirac evita di ripetere quella che allora fu la sua definizione: «Inadatto ai bisogni della famiglia». Da quando il 15 novembre 1999 è entrata in vigore la legge sui Patti civili di solidarietà, oltre 200 mila coppie di fatto, omo o eterosessuali, hanno siglato quel contratto di convivenza. Con una crescita progressiva: dai 6.000 del ’99 ai 60.000 del 2005. E una bassa percentuale di separazioni: 12%. La politica non ha fatto che adeguarsi. Se i Pacs sono stati una fondamentale battaglia della sinistra, a proporre adesso un pacchetto di misure che rafforza i diritti di chi l’ha firmato – i pacsés , come si dice ormai in francese – è un ministro del governo di centrodestra, Pascal Clément. […]
Il testo integrale dell’articolo di Alessandra Coppola è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera