Hubert Vedrine è stato per cinque anni (1997-2002) ministro degli Esteri nel governo di Lionel Jospin. L’abbiamo incontrato a Parigi, alla vigilia del viaggio che lo porterà oggi pomeriggio a Roma a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese, per un dibattito con Massimo D’Alema sulle relazioni transatlantiche. […] -Non sono queste le basi di uno scontro di civiltà? «Non necessariamente. Non ci sarà scontro di civiltà se si darà prova, da una parte e dall’altra, di moderazione e di intelligenza. Credo che questa crisi sia destinata a rientrare, la fase violenta andrà spegnendosi. Fin d’ora, però, gli occidentali devono darsi una regolata». -Che cosa intende? «Trovo il mondo occidentale arrogante e presuntuoso. Pretendiamo che tutti – arabi, russi, cinesi – si adeguino qui e ora ai nostri canoni di democrazia e libertà di espressione: assurdo. Ne nasce, negli Stati Uniti come in Europa, una specie di imperativo: cambiare quei regimi, omologarne le società. La sola differenza è che i primi credono nell’azione militare, come dimostra l’Iraq, mentre gli europei ne diffidano. Ma la pulsione è la stessa». […] -Il suo realismo che cosa le suggerisce, in prospettiva? «Credo che nel mondo islamico vi sia in sostanza un braccio di ferro tra conservazione e modernità, e che quest’ultima sia destinata a prevalere: lo dice l’evoluzione e la vivacità della gioventù, degli scambi economici, di quelli culturali. Ciò che pone problema oggi sono i blocchi interni a molte società arabe. Per questo una crisi come questa delle vignette è desolante: fa perdere terreno alla modernità». […]
L’intervista integrale è reperibile sul sito dell’Unità