C’è un luogo in Italia, paese in questi giorni al centro di una bufera mediatica sulla libertà di religione, dove il crocifisso viene regolarmente rimosso da un luogo di culto per lasciare il posto a un candelabro ebraico o alle mura spoglie dei valdesi: è il villaggio olimpico degli atleti di Torino 2006. Olimpionici islamici, induisti, buddisti, cristiani protestanti o cattolici, hanno una sola regola da rispettare, spiegano a Reuters i responsabili dell’organizzazione: portare con sé i simboli del proprio culto e rimuoverli al termine delle preghiere per lasciare posto agli altri. Unica “discriminante” che ha risolto un problema logistico tra i numerosi atleti di confessioni diverse, l’esistenza di due aree di culto dove pregare letteralmente a piedi nudi o con le scarpe. “Abbiamo concordato due grandi stanze una per i piedi scalzi, con tappeti, per la religione islamica, induista e buddista, e una sala per chi usa le scarpe, ovvero ebrei e cristiani”, ha detto a Reuters Giuseppe Platone, pastore valdese che fa parte del Comitato Interfedi, organismo che dal 2003 affianca l’organizzazione dei Giochi olimpici di Torino. […]
L’articolo prosegue raccontando l’esperienza del Comitato Interfedi. Dimenticati, ancora una volta, i non credenti.
Il testo integrale dell’articolo di Antobella Ciancio è stato pubblicato sul sito Reuters