La rivista ‘Linus’ ha pubblicato un articolo di Francesca Tarissi dedicato all’ateismo odierno e ai suoi fermenti, dal titolo “Infedeli alla riscossa”. All’interno sono riportate anche alcune dichiarazioni del segretario UAAR Giorgio Villella.
Alcuni sostengono si aggirino intorno al 2-3% della popolazione, altri ben al di sopra del 15%. Difficile farne una stima precisa. Gli atei, i non credenti e, più in generale, i laici costituiscono un universo talmente variegato da rendere quasi impossibile definirne i confini. C’è infatti chi nega la divinità in toto, avversandone il concetto stesso. Chi crede in Dio ma non in una particolare religione. Chi segue una religione ma non ne rispetta tutti i dettami. Altri ancora che di una fede accettano taluni dogmi e altri no. Si può, per esempio, essere dei fedeli praticanti e concepire comunque una tutela legale per le coppie di fatto. Non aver mai varcato la soglia di una chiesa e opporsi con convinzione all’utilizzo della pillola RU486 per l’interruzione di gravidanza.
Non esistono registri che li contino. Albi neppure a parlarne. E anche gli iscritti all’una o all’altra associazione non possono che essere solo un campione rappresentativo di un pensiero o di una mentalità. Ma quanto e fino a che punto estesi? “è impossibile determinare il numero esatto degli atei”, spiega Giorgio Villella, segretario nazionale dell’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, che vanta nel suo comitato scientifico anche Margherita Hack, Sergio Staino e Piegiorgio Odifreddi: “Quello che si può misurare, invece, è la variazione del sentimento religioso. In questo senso quello che stiamo registrando è un aumento del numero di quelli che si allontanano dalla Chiesa. Basti pensare che nel ’64, anno in cui io mi sposai civilmente, in municipio si sposavano sì e no l’1 o il 2% delle coppie. Oggi invece siamo attorno al 30-35%”. […] “All’inizio della campagna”, spiega Villella, “i casi di sbattezzo erano pochi, ma ora siamo arrivati a una sorta di sbattezzo di gruppo, con 10-15 persone che insieme si mettono in fila per richiederlo. Molti atei non danno alcuna valenza al battesimo e quindi non vogliono perdere tempo per sbattezzarsi. Per altri invece è fondamentale”. […]
Il testo integrale dell’articolo di Francesca Tarissi è stato pubblicato sul sito di Linus