È il 2005 l’anno del sorpasso, l’anno in cui il Nord passa in testa e supera il Sud su un terreno dove il meridione sembrava inattaccabile: numero di nascite e tasso di fecondità. Lo scarto è minimo, come nei destini olimpici che si compiono in centesimi di secondo. Ma conferma una tendenza che i demografi tenevano d’occhio da un decennio. Nell’Italia che prima aveva smesso di fare figli diventando uno dei paesi al mondo con minor numero di bambini per donna. […] A cogliere l’attimo esatto dell’epocale sorpasso, in uno studio svolto per conto dell’Istituto di studi su popolazione e territorio dell’Università Cattolica di Milano, è il demografo Alessandro Rosina. “Benché si tratti di stime, sono dati che assumono grande significato all’interno di un quadro che è statisticamente coerente: da una parte le cifre estrapolate dalle serie storiche e il loro andamento costante, dall’altro i dati provvisori per i primi cinque mesi del 2005. Tutto questo ci fa dire che ci troviamo di fronte ad un risultato davvero storico ed inedito. Il ribaltamento della situazione tra Nord e Sud è del tutto evidente anche se il confronto viene fatto non sul numero medio di figli per donna, tasso di fecondità, ma direttamente sul numero delle nascite”. […] Alla base della tormentata fecondità italiana e della discrepanza tra i sogni delle coppie certificati dalle indagini (avere almeno due figli) e la realtà ci sono, sostiene Rosina, almeno tre motivi: la difficoltà a mettere su famiglia, gli ostacoli per conciliare famiglia e lavoro femminile, i costi di mantenimento dei figli. Fattori – commenta Rosina – che comprimono la fecondità ovunque ma che al Sud risultano esasperati rispetto al resto del Paese. Infatti, “la difficoltà di trovare un lavoro stabile e i bassi salari d’ingresso, penalizzano soprattutto il meridione; l’occupazione femminile, che risulta positivamente associata alla fecondità soprattutto se in combinazione con adeguate politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia (come dimostrano i paesi occidentali a più alto tasso di fecondità), nel Sud è molto più bassa che altrove”. […]
Il testo integrale dell’articolo di Maria Stella Conte è stato pubblicato sul sito di Repubblica
È importante che anche nel mondo cattolico si cominci a criticare la figura della madre di famiglia che anziché lavorare resta a casa per accudire i figli.