La mia collega mi assicura di aver assistito, non vista, a questo dialogo tra alcuni alunni di quarta classe, durante la pausa dopo il pranzo. L’Arturo di cui si parla sono naturalmente io.
M: (figlio di testimoni di Geova) “Arturo crede nel mio Dio”.
H: (figlia di musulmani) “No, ti sbagli. Arturo crede nel mio Dio”.
R: “Ma tacete voi che non sapete niente. Anch’io credevo che Arturo fosse musulmano come me. Allora gliel’ho chiesto e lui mi ha detto che non crede in nessun Dio”.
Era già capitato con la classe precedente, all’indomani dell’11 settembre, che fossero venuti da me due alunni per dirimere la querelle che era sorta tra loro sul fatto se io ero musulmano o cattolico. Qualcuno mi ha fatto notare che ho fatto male a dichiarare il mio ateismo. Poi ho pensato che un’insegnante deve rispettare le credenze religiose di tutti, al di là delle proprie, ma deve anche essere sincero con i suoi alunni. Ho sbagliato?
Arturo Ghinelli, maestro elementare
La lettera è stata pubblicata sul numero odierno di Repubblica