Hamas studierà la possibilità di riconoscere lo stato di Israele solo se richiesto a compiere questo passo da un referendum popolare fra la popolazione palestinese. Lo ha detto il presidente del parlamento di Ramallah Aziz Dweik (Hamas), le cui dichiarazioni sono riprese oggi dalla stampa palestinese. Dweik ha precisato che innanzi tutto Israele dovrà precisare quali saranno i suoi confini, altrimenti i palestinesi «non saprebbero che cosa riconoscere». Inoltre Israele dovrebbe compiere alcuni passi verso il riconoscimento dei diritti palestinesi, in particolare per quanto concerne il diritto del ritorno per milioni di profughi. Dweik ha aggiunto che a un referendum di tale importanza dovrebbero partecipare anche i palestinesi che vivono nella Diaspora. Se Israele «inizierà a riconoscere i diritti dei palestinesi», ha concluso, i palestinesi a loro volta inizieranno a riconoscere Israele. […] Israele potrebbe infatti decidere di colpire i leader di Hamas, compreso il primo ministro palestinese designato Ismail Haniyeh, se il gruppo estremista islamico dovesse rinnovare i suoi attacchi allo stato ebraico. A sostenerlo è il ministro della difesa israeliano Shaul Mofaz. «Nessuno è immune, nemmeno Ismail Haniyeh – ha detto Mofaz alla radio militare -. Nel momento in cui Hamas sceglie la strada del terrore non è più questione di leadership politica o non politica. Questa sarebbe una leadership terroristica e di conseguenza nessuno dei suoi membri sarebbe immune». Ma anche da Hamas arrivano segnali minacciosi: Mahmud a-Zahar, un dirigente dell’organizzazione indicato come possibile ministro degli esteri nel futuro governo di Ismail Haniyeh, minaccia infatti di rapire israeliani come ultimo strumento per liberare migliaia di palestinesi detenuti in Israele. […] Alle consultazioni a Mosca della scorsa settimana, tuttavia, Hamas – a quanto si apprende da dichiarazioni del ministro degli esteri russo Lavrov – si sarebbe resa disponibile a riaprire i negoziati e a riprendere in considerazione la road map con le tappe per il processo di pace individuate dal cosiddetto quartetto (Usa, Ue, Russia e Onu).
Fonte: Corriere.it