Olanda, immigrazione ad alta tensione

L’Olanda non è più quella di un tempo. Wim Kok, premier dal 1994 al 2002, andava al lavoro in bicicletta? Oggi due membri del Parlamento viaggiano in auto blindate antiproiettile. È il caso della deputata Ayaan Hirsi Ali, di origine somala, tornata a lavorare solo recentemente dopo essere stata costretta a lasciare il paese, a seguito del brutale assassinio, il 2 novembre 2004, del suo amico e collaboratore artistico , Theo Van Gogh. L’assassino, un integralista islamico di ventisei anni, aveva lasciato sul corpo della sua vittima un bigliettino che minacciava la Hirsi Ali e “l’infedele” società olandese in generale. L’evento ha scosso il clima politico e sociale, alimentando la paura del terrorismo islamico e un crescente malcontento verso l’apparente fallimento dell’integrazione della minoranza musulmana, che conta un milione di persone su un totale di sedici milioni di abitanti. Le proiezioni ufficiali indicano che nel 2020 i musulmani costituiranno il 50% della popolazione nelle grandi città. […] Una tenace retorica, prima confinata alla periferia del dibattito politico, si è così fatta strada. Il Ministro delle Finanze, Gerrit Zalm, ha dichiarato guerra al fondamentalismo islamico il giorno dell’omicidio di Van Gogh. Il Ministro degli Interni Remkes ha affermato che solo la repressione può combattere questi delinquenti. Geert Wilders, il secondo dei due parlamentari scortati, sostiene la detenzione amministrativa, un mezzo per trattenere persone sospette di terrorismo senza processo. «Questa gente deve essere tolta dalle strade. Il governo deve poter prima agire e poi essere ritenuto responsabile». Insomma, il multiculturalismo sembra giunto all’epilogo. Persino la possibilità della doppia nazionalità è stata abbandonata dal governo. Rita Verdonk, Ministro dell’Immigrazione, ha ottenuto l’approvazionein Parlamento la sua proposta di legge, che obbliga i futuri immigrati a superare un test di cittadinanza nel loro Paese di origine, e sostiene anche di voler introdurre un codice di condotta che rappresenti l’identità olandese, come già avviene nella città di Rotterdam. Il Ministro è arrivato addirittura a proporre l’obbligo dell’uso della lingua olandese per le strade. «Sono fatti miei se parlo la mia lingua in strada», ha risposto un membro del partito Surinam «e non disturbo nessuno». Forse è questa la tendenza generale verso il multiculturalismo? Un certo numero di imam è stato espulso dal Paese, mentre molti altri dovranno partecipare ad un corso di naturalizzazione, che avrà come premio una copia della Costituzione olandese ed una bandiera nazionale. Forse un premio più adatto sarebbe una bicicletta: il giorno in cui gli imam andranno a lavoro pedalando, torneranno a farlo anche i parlamentari.
Il testo integrale dell’articolo di Philip Ebels è stato pubblicato su Café Babel

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