Un gruppo di “genitori cattolici” ha accusato una insegnante della scuola media “Robecchi” di aver detto a lezione di essere atea. Una lettera è stata inviata al preside, al procuratore della Repubblica, al provveditore agli Studi, al consiglio di istituto, alla Curia e alla stampa locale. Secondo i genitori, l’insegnante “ha più volte ribadito, durante le sue lezioni, di essere atea e di non credere in Dio”. I genitori rammentano al preside che “l’insegnante esprime a dei minori un concetto personale, condizionandoli, senza un contradditorio, e non rispetta la pluralità delle idee e della cultura in generale, abusando e snaturando il concetto stesso di libertà e insegnamento. Per quanto espresso, riteniamo di dover denunciare il fatto alle autorità competenti per abuso della professione di insegnante e abuso ideologico continuato su minori”.
Il testo integrale dell’articolo di Lorella Gualco è stato pubblicato oggi su La Provincia Pavese
Sono tornati i tempi cupi, i tempi in cui “l’identità italiana” era rappresentata dal monopensiero cattolico, e chiunque si fosse azzardato ad avere idee diverse era denunciato alle autorità religiose e politiche dai suoi zelanti concittadini. Manca solo il ritorno dell’Inquisizione, ma abbiamo pur sempre un papa che proviene dal Sant’Uffizio. Se ci fossero ancora dei dubbi sulla necessità urgente di un impegno di tutti a difesa della laicità delle istituzioni, vicende come queste dovrebbero fugarli definitivamente.