Corano a scuola: alcune reazioni protestanti

Gianni Long (presidente FCEI, federazione delle chiese evangeliche in Italia): “Le chiese evangeliche hanno sempre espresso la convinzione che l’educazione religiosa è competenza delle famiglie e delle comunità di fede. Ciò è ribadito anche nelle Intese con le cinque chiese evangeliche (e in quella con l’Unione delle comunità ebraiche). Siamo quindi contrari all’insegnamento confessionale nelle scuole pubbliche: quello cattolico oggi ed eventualmente altri domani. Al contrario, riteniamo utile un insegnamento aconfessionale di storia delle religioni. Esiste un progetto in merito dell’“Associazione 31 Ottobre per una scuola laica e pluralista”, associazione che fa capo alla FCEI; e anche il Consiglio d’Europa si è espresso per un insegnamento del genere, come mezzo di dialogo e per sviluppare una vera cittadinanza europea”.
Maria Bonafede (Moderatora della Tavola Valdese, chiese valdesi e metodiste): “Sono sempre stata convinta che l’insegnamento della dottrina in vista della fede sia prerogativa delle diverse fedi e religioni e che a scuola non dovrebbe esistere nessun insegnamento confessionale. Credo però che lo Stato avrebbe dovuto prevedere ad introdurre da tempo, sia nella formazione degli insegnanti, sia nella programmazione delle materie curricolari, elementi di conoscenza critica e di valorizzazione delle diverse religioni nella formazione culturale dell’umanità. Non credo che moltiplicare ore di insegnamento confessionale aiuti la convivenza e lo scambio culturale ed umano di cui il nostro paese ha bisogno. Indubbiamente la richiesta della Consulta islamica mette in evidenza quanto l’insegnamento della religione cattolica (IRC) sia un privilegio concordatario ed un problema da risolvere”.
Fonte: NEV – agenzia di stampa evangelica

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