Leggo sul «Corriere della Sera» del 9 marzo una intervista a Ignazio Marino, chirurgo di fama, cattolico, candidato dei Democratici di Sinistra al Parlamento. Leggo anche sullo stesso giornale che D’Alema e Fassino lo hanno definito «cattolico non integralista». Si tratta di due persone che sanno giudicare gli uomini e che, immagino, siano state favorevolmente impressionate – così come lo sono stato io- dalla prima parte dell’intervista, quella in cui praticamente invita le persone in disaccordo sui temi della bioetica a sedere allo stesso tavolo e a dialogare. […] Mi limito a segnalare che considerare identiche la posizione di Veronesi e quella del Magistero cattolico sul testamento biologico è piuttosto avventuroso, come mi sembrano un po’ troppo azzardate le critiche ai radicali che contestano l’arretratezza e l’ingerenza vaticana. Accetto invece – perché la considero una simpatica provocazione – gli elogi alla Chiesa cattolica che, su certi temi, sarebbe «più avanti dello stato». Immagino che Marino alluda allo stato governato da Berlusconi e mi dichiaro d’accordo. In realtà, una delle cose sulle quali la bioetica laica (giustamente) non transige è la critica alla «ossificazione» della morale cattolica, del tutto inadatta a dettare regole etiche a una società in rapida trasformazione come è la nostra. […] Marino dice anzitutto che l’embrione è vita. Bene. Penso che potremmo dire la stessa cosa dello spermatozoo, della formica e del virus della rosolia: sempre di vita stiamo parlando, e di quando questa vita sia iniziata non ne sappiamo granchè. Ma non è questo il problema. Il problema è invece quello di stabilire se l’embrione è vita personale, se è o no un individuo. Perché se non è vita personale, ma è solo vita, allora è solo materiale biologico, cioè qualcosa che è molto più vicino a una cosa che a una persona […] A dire il vero Marino continua dicendo che l’embrione è l’inizio di un processo che conduce a formare una persona. Questo lo penso anch’io, solo che ritengo corretto aggiungere che questo sviluppo riguarda meno del 20% degli embrioni. […] In realtà Marino deve stabilire quando questa potenzialità cessa, quando cioè l’embrione diventa realmente persona, perché è solo da quel momento che le sue cautele e le sue preoccupazioni hanno ragione di esistere. […] Poiché mi sto rivolgendo a uno scienziato di fama, credo di essere autorizzato a consigliargli d andare a leggersi i resoconti delle discussioni avvenute in seno al Comitato Nazionale di Bioetica a proposito della definizione di zigote. Troverà che i cattolici non hanno fatto una bella figura e si sono persino resi ridicoli inventandosi nuove definizioni embriologiche (zigote a due pronuclei!). È forse per questo che, abbandonati i tentativi di concordare su una definizione filosofica di persona e incassate una serie di brutte figure nelle discussioni con i biologi, il Magistero sta adottando una nuova strategia: non parla più di diritti, ma si riferisce solo all’amore di Dio, il che significa immergersi fino al collo nella metafisica, chi ci sta ci sta. A questo punto, però, il professor Marino deve spiegarmi che cosa realmente intende quando afferma che non si possono creare embrioni per la ricerca. […]
L’articolo completo di Carlo Flamigni è disponibile su Unità.it