«La lotta contro l’Islamofobia e l’antisemitismo devono procedere parallele. Con lo stesso spirito di rispetto dobbiamo vigilare per impedire che la violenza e l’odio, da qualsiasi parte provengano non si alimentino con la religione»: queste le parole del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha parlato nella Grande Moschea della capitale. Una visita storica, la prima per un rabbino capo di Roma. Alle 10.50 Di Segni, capo della comunità ebraica italiana, accompagnato dal presidente della Comunità ebraica, Leone Paserman, dal portavoce Riccardo Pacifici, e da altri rappresentanti ha visitato la moschea e ha incontrato il presidente della Lega musulmana Mario Scialoja e il segretario del centro culturale islamico, Abdellah Redouane. «Per noi ebrei è stato scontato, anche in questa cittá, reagire e protestare contro le vignette satiriche nei confronti di ciò che è sacro all’Islam, e manifestarvi la nostra solidarietá», ha detto Di Segni nel suo discorso ricordando la recente vicenda delle vignette su Maometto. «Il terrorismo in nome di Dio è una bestemmia», ha sottolineato il rabbino capo, aggiungendo che: «Il Talmud, come il Corano, affermano il principio per cui “chi salva una vita umana è come se salvasse un mondo intero e chi la distrugge è come se distruggesse un mondo intero”. Dobbiamo preservare la coscienza che la differenza di religione non debba mai tradursi come tale in ostilitá». […]
L’articolo è apparso su Corriere.it