Il crocifisso, simbolo appartenente in maniera indubbia alla religione cristiana e alla sua variante geograficamente a noi più vicina, il cattolicesimo, è stato definito dal Consiglio di Stato «atto a esprimere l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana». Il crocifisso da oggi è laico per decreto (meno male che in Italia non vige la sharia se no lapidavano i giudici); sorprendentemente, scopriamo che come atei o agnostici uno dei nostri simboli è la croce e in sincerità ci sentiamo un pò… spaesati. Avremo la possibilità di utilizzarlo nelle nostre manifestazioni a favore di uno Stato più laico agitandone centinaia, di varia misura s’intende, e gridando slogan megafonati tipo «meno Vaticano più laicità»? In sincerità, crediamo che tutto questo possa apparire quantomeno ridicolo. Se il crocifisso è un simbolo “laico” forse era meglio che fossero i laici, per primi, a riconoscerlo e non a subirlo. […]
Il testo integrale dell’intervento del socio UAAR Ruggero Fracchia, pubblicato in parte sull’Ovadese, è consultabile sul sito del circolo UAAR di Torino