Elezioni, laici preoccupati anche a destra

Si stanno susseguendo sul nostro giornale articoli allarmati circa la situazione del laicismo e del liberalismo dentro la CdL e, soprattutto, nelle liste elettorali. Sia Diaconale che Giacalone, l’altrieri Claudio Tomassini con “Laici desaparecidos del centrodestra” e altri ancora fra cui chi scrive, hanno manifestato una profonda delusione per il trattamento subito dalla tradizione liberale e laica. […] Da noi l’elettorato (religioso) cattolico è posizionato in maniera stabile, quelli tradizionalisti stanno con la CdL, quelli pacifisti e sociali col centrosinistra. A ben vedere, il Cardinale Ruini sposta ben poco, checché se ne pensi. Per la CdL, del resto, la variabile “elettorale” non sono i credenti o gli atei devoti, ma l’area laica. Quanto più sarà accentuato nella CdL l’elemento religioso (non ultima l’infelicissima uscita “olandese” del Ministro Giovanardi) tanto più si allontanerà quell’area di voto d’opinione laico e liberale. Peraltro, l’area squisitamente radicale di Pannella, Bonino, Capezzone se ne è andata da mo’. Attenzione: questa è un’area che costituisce un quarto dei consensi e che non si lascia suggestionare da nessuno, men che meno dal Cardinale Ruini. Ma che è stata ampiamente dimenticata e bistrattata nelle liste della CdL dove non andrebbe mai dimenticato l’effetto negativo prodotto proprio su quell’area dell’estremismo di una certa Lega integralista, rozza, illiberale. Naturalmente, i giochi non sono fatti. E il rien ne va plus non è ancora scoccato. Non è però chi non veda indebolite di molto le ragioni che hanno orientato e accompagnato il voto liberale e laico nel 2001 verso il centrodestra. Come ha ricordato lucidamente M.Teodori: “Ci fu una scelta di quella parte della pubblica opinione moderna e modernizzatrice, liberale e urbana, che vedeva nella CdL l’alternativa al dirigismo, al consociativismo, allo statalismo”. Già alle Europee del 2004 e poi alle Amministrative del 2005, il disamore, lo scontento, l’astensione sono cresciuti fino al 10 per cento nelle grandi aree urbane dove la maggioranza, e FI in modo particolare, hanno perso esattamente 10 punti. Sarà dunque il voto laico e liberale quello che farà la differenza. Altro che teo e neo-con.
Il testo integrale dell’articolo di Paolo Pillitteri è stato pubblicato sul sito dell’Opinione

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