Questi ragazzi sanno tutto di voi (e lo usano)

Comprereste la vostra informazione quotidiana da un gruppo di lunatici che tra di loro si chiamano «evangelista capo», «San Lorenzo», «visionario»? Che lavorano in un’azienda con campo di beach volley, vasche piene di palline colorate tipo quelle per i bambini da McDonald’s e nel quale chi ci lavora può portarsi il cane ma non il gatto? Che investono in quasi tutto quello che vedono, dai sistemi per rintracciare musica on-line a un elevatore spaziale per portare roba sulla luna? Che assumono solo chi risponde bene alla domanda «Qual è la più bella equazione matematica mai sviluppata?». Che hanno come motto informale Don’t be evil, non essere immorale? Vi fidereste di una banda di missionari che vogliono cambiare il mondo per il bene di tutti, di un drappello di rivoluzionari-poeti che sta scrivendo un manifesto del futurismo totale del Ventunesimo Secolo? Beh, già lo fate, tutti i giorni, quando cliccate su Google.com. Dietro il marchio colorato, non c’è un’astrazione che si perde nel cyberspazio: c’è un’organizzazione straordinaria, moderna, dinamica e… visionaria. Tanto potente da iniziare a preoccupare per la sua capacità di arrivare ovunque e per la determinazione quasi religiosa degli uomini e delle donne che la guidano. […] La realtà è che Google è una piovra – forse benefica, forse maligna – che si allunga ogni giorno e che sta penetrando, anzi ha già penetrato, le nostre vite. Un Grande Fratello che, via via che passa il tempo e vi collegate al suo cervello, raccoglie e immagazzina informazioni su di voi, sulle vostre abitudini, movimenti, gusti, interessi, vizi. Una banca dati globale. O una schedatura di massa, dicono i critici più radicali. […] Perché è nel Dna di Google e dei suoi missionaries in chief alzare sempre la posta e, se nel futuro c’è la possibilità che l’intera pubblicità sia in forma digitale, allora il pensiero di Page (St. Lawrence) e Brin è quello di averla tutta.
[…] Ma i dipendenti lavorano secondo la formula – che il suo inventore Brin, genio della matematica, definisce scientifica – «70-20-10»: 70% del tempo su idee legate al core business, il 20% su sviluppi in qualche modo vicini, il 10% su idee del tutto non collegate. Significa che ogni idea confinante – per esempio lanciare Google.org, braccio filantropico del gruppo – o lontanissima – come l’ascensore lunare o servizi wireless o telefonini intelligenti – è perseguita con una determinazione che a molti sembra fanatismo. […] Ma a impressionare è lo zelo missionario e quotidiano di conquistare nuovi territori sui quali alzare il vessillo di Google e affermare una filosofia di purezza e bene universale. Paul Saffo – che a Silicon Valley guida l’Institute for the Future, non lontano dal Googleplex, il campus del gruppo – dice che «Google è una religione che si comporta da impresa». L’altra minaccia, invisibile, è forse la più seria. Quando avete fatto la vostra prima ricerca su Google, il motore di ricerca vi ha spedito un cookie immortale (si spegne nel 2038) che si è installato sull’hard disk del vostro computer: ogni volta che planate su una pagina del sito, il sistema legge il numero di identificazione che il cookie vi ha assegnato e Google registra e memorizza indirizzo, data, ora, termini della ricerca, configurazione del browser. Anche la Google Toolbar per Explorer legge il cookie e invia alla casa madre tutte le informazioni sulla vostra navigazione. Più vi collegate, più informazioni dettagliate la società accumula nei suoi archivi. I San Lorenzo e gli evangelizzatori dell’internet non dicono cosa ne faranno: tutte le ipotesi e i timori sono legittimi, dall’uso commerciale dei vostri gusti al casellario giudiziario. Che Google sia una stupenda rivoluzione dell’informazione è fuori discussione. La domanda è: avrà un futuro democratico o prenderà una deriva bolscevica e da Grande Fratello? L’obiettivo ufficiale e grandioso che i missionari in camice bianco da laboratorio ammettono è quello di volere «organizzare tutta l’informazione del mondo» […] Saffo dice che stanno cercando di costruire «la macchina capace di superare il test di Turing», cioè un’intelligenza artificiale con le stesse prestazioni della scrittura umana. È a quel punto che la religione di Page e Brin potrà dire che un nuovo dio c’è.
Fonte: Corriere.it

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