[…] Ho letto le dichiarazioni del cardinale Ruini riportate sui quotidiani, sulle prime pagine di ogni giornale. E già questo, per se stesso, sarebbe sufficiente ad inquietarmi, forse farebbe bene anche ad inquietare chiunque, in un paese che si voglia definire civile, laicista, realmente democratico. Lo spazio enorme che questa chiesa, questa gerarchia cattolica riesce e può ottenere. Questa mesta arroganza, che sa esprimersi attraverso il detto e il non detto, la circonvenzione del ragionamento, l’ovattata sicurezza di una sostanziale acquiescenza. Specie quando si trasforma, mostra uno dei suoi volti, quello apparente del dialogo, dell’avvicinamento all’altro, al diverso, in una prospettiva che solo superficialmente è di tolleranza e di apertura, ma che nella sua essenza più reale e profonda si struttura come indifferenza, ostilità, rancore, manipolazione. E distanza. […] So, già adesso, sin da ora, che dalla parte dei vincitori, chiunque essi siano, ci sarà tra di loro un cardinale Ruini. E so con altrettanta, stoica sicurezza, che dalla parte degli sconfitti ci saranno sempre e comunque persone normali di questo paese e di questa repubblica che credono, con fermezza e coerenza, ai valori propri di una società che cerca, si propone di essere libera ed indipendente da qualsiasi forza, potere, controllo, vincolo, autorità. Da qualsiasi chiesa o partito. Con pochi, esili punti di riferimento. Qui e adesso. Che si situano nella risposta di uno smesso scrivano, Bartleby.
Il testo integrale dell’articolo di Luca Bidoli è stato pubblicato su “Nazione indiana”