«Guardi, il modo di procedere di Ratzinger l’ho capito ancora meglio l’estate scorsa, quando ho passato un po’ di giorni in una Kurhaus della Svizzera tedesca». Scusi, che c’entra il Papa con le terme? «Per una settimana i medici mi hanno fatto solo visite: almeno quattro o cinque, senza dirmi nulla. Nessuna terapia. La cura è iniziata dopo. Prima serviva la diagnosi». Eccolo lì, il «metodo Ratzinger» visto da uno che lo conosce bene. È Vittorio Messori, scrittore e giornalista che sotto l’etichetta (vera) di «saggista cattolico più letto del mondo» ha la sostanza di giornate intere spese a discutere con Karol Wojtyla e lo stesso Joseph Ratzinger, cavandone bestseller mondiali (i libri-intervista Varcare le soglie della speranza e Rapporto sulla fede hanno venduto milioni di copie) ma anche, e soprattutto, una conoscenza personale di due Papi che pochi possono vantare. La persona giusta per tirare un bilancio, quindi. […] Passo lento, ma costante. Smuove la terra, non la spiana. E lo fa per seminare. «Devo essere sincero: qualche volta nei mesi scorsi mi sono sorpreso anch’io a pensare “Santità, si dia una mossa”», confessa Messori: «Mi sembrava che facesse poco. In realtà non è così. Benedetto XVI è un uomo che non ama balconi e bagni di folla. Però fa quello che Wojtyla, secondo alcuni, trascurava: studia i dossier. Una delle accuse che venivano fatte a Giovanni Paolo II era di occuparsi molto del mondo, ma poco dell’istituzione-Chiesa. Ratzinger è il contrario. Scuola tedesca, appunto. Si prende tempo per la diagnosi prima di stabilire le cure». […] «Solo in un certo senso. Provi a riguardarsi le foto e i filmati di Wojtyla in mezzo alla folla. Lo vede stringere migliaia di mani, ma sempre di corsa, guardando poco in faccia gli interlocutori. Ratzinger, invece, guarda negli occhi, sempre. Si ferma a parlare, uno per uno. Vuol sapere chi ha davanti. Questione di carattere, chiaro. Ma non solo. Wojtyla era un uomo di cristianità: voleva che il Vangelo fosse annunciato ai popoli. Per lui la folla era l’habitat. Ratzinger è un uomo di interiorità, un intellettuale postmoderno. Uno che, se potesse, parlerebbe sempre e solo a tu per tu». […]
Il testo integrale del colloquio con Vittorio Messori con Davide Perillo è stato pubblicato sul sito del Corriere
Se Ratzinger è un intellettuale postmoderno, Loredana Lecciso è una giovane promessa dell’intrattenimento impegnato. Quello che è fenomenale, in Vittorio Messori, è la capacità di trovare sempre qualcosa di eccezionale nei pontefici: fa niente che poi queste supposte qualità collidano fra loro. Wojtyla era un tipo dinamico? “Eccezionalmente dinamico”. Ratzinger è un tipo riflessivo? “Straordinariamente riflessivo”. Prende la caratteristica di un pontefice e ci aggiunge qualche superlativo: se il prossimo papa sarà basso, per Messori sarà il nano più alto del mondo. Per quanto incredibile, il Corriere della Sera lo paga anche, per queste prodezze…