Un monito per i credenti, un terremoto per la politica: le parole pronunciate dal Papa a dieci giorni dalle elezioni irrompono nella campagna elettorale con fragore di tuono, suscitando compiacimento nella maggioranza e apprezzamento, imbarazzi e irritazione, tutto in una volta, nel centrosinistra. Qui, mentre la sinistra radicale insorge e protesta, i cattolici applaudono, e la sinistra riformista, indossando gli scomodi panni del pompiere insieme con le forze più moderate, tenta di tenere a freno entusiasmi e proteste, invitando tutti a non strumentalizzare le parole del Pontefice. Così, se il radicale Daniele Capezzone (Rosa nel pugno) afferma che «è sempre più evidente che le gerarchie ecclesiastiche, in testa il Papa e il cardinale Camillo Ruini, hanno scelto di intervenire a gamba tesa nella campagna elettorale addirittura nella forma di quelli che chiamerei dei comizi finali» e che, «con l’eccezione della Rosa nel pugno, la politica italiana sembra pressoché unanime nella genuflessione», dall’altro il leader dell’Udeur, Clemente Mastella, rivendica: «La mia contrarietà ai Pacs è evidente, così come è nota la mia contrarietà a Capezzone nell’Unione. Non si possono dare lezioni di moralità al mondo cattolico, c’è un atteggiamento radical-chic». Il leader Ds, Piero Fassino, esorta intanto a non strumentalizzare le parole del Papa per conquistare i voti, perché chi rispetta il Pontefice, dice, non lo usa in campagna elettorale. […] A sua volta il leader dell’Unione, Romano Prodi, afferma: «Le parole del Santo Padre richiamano ancora una volta le nostre coscienze di cristiani a promuovere i valori della vita e della famiglia. Un richiamo che responsabilizza anche quanti sono impegnati in politica a tradurli in azioni finalizzate al bene comune. È in questo senso – aggiunge – che la voce della Chiesa si fa legittimamente sentire nel rispetto della reciproca autonomia e libertà». […]
Fonte: il Gazzettino