A venticinque anni dal referendum del 1981, quello che confermò, con una straordinaria partecipazione di popolo, la legge 194, siamo di fronte a un “nuovo movimento per la vita”, agguerrito e insidioso quanto il precedente, ma nello stesso tempo diverso, perché diversi sono i protagonisti e le modalità dell’odierna strategia antiaborista e soprattutto diverso è il contesto politico-culturale in cui questa strategia si dispiega. L’Italia di oggi infatti, un Paese per molti versi figlio ed erede proprio della stagione che rese possibile la legge 194, appare nello stesso tempo attraversata da ritardi, smemoratezze, indifferenze e paure che rischiano di riportarla indietro di decenni, all’ombra di una sempre più invadente schiera di chierici, atei devoti, politici senza bussola che non sia l’occhio rivolto al Vaticano. Parte da qui – cioè dall’idea dell’esistenza di questo “nuovo movimento per la vita” – il libro di Ritanna Armeni, La colpa delle donne (Ponte delle Grazie, pp. 200, euro 12,00). […] Armeni vuole raccontare che cosa sia l’aborto oggi in Italia e che cosa fosse prima della legge, anche attraverso la testimonianza diretta, il racconto, la memoria “delle donne e degli operatori sanitari”, con cui è venuta in contatto, documentando per quanto è possibile, i cambiamenti intervenuti in questi venticinque anni. […] La legge ha funzionato, sottolinea Armeni, sulla base dei dati da tempo acquisiti sul forte decremento abortivo dovuto proprio al ruolo dei consultori, alla contraccezione, alla crescita di consapevolezza delle donne. L’autrice mette però in evidenza anche le zone d’ombra dell’esperienza femminile, attraverso testimonianze che raccontano un vissuto di dolore o rimpianto per la scelta fatta, oppure di difficoltà materiali, sempre maggiori, a mettere al mondo un figlio, che si vorrebbero superare, oppure di una solitudine esistenziale che non poche volte, scrive l’autrice, è la vera ragioni della scelta di abortire. […] Per l’autrice insomma non basta dire che la 194 non si tocca né soltanto richiamarsi all’autodeterminazione. Occorre invece vedere quanto in ogni scelta femminile pesino il disimpegno maschile nelle relazioni di coppia e l’indifferenza sociale rispetto al problema. E allora, si chiede Armeni, quali passi si possono fare in Italia per ridurre l’aborto alla soglia minima? Il libro si conclude consegnandoci questo interrogativo. […]
Il testo integrale dell’articolo di Elettra Deiana è stato pubblicato sul sito di Liberazione