Il voto laico ultima preda

Chi l’avrebbe mai detto che l’ultimo voto utile inseguito lungo lo stivale sarebbe stato quello laico, anzi laicista? Agli sgoccioli della campagna elettorale, invece, le forze di sinistra dell’Unione sono tardivamente impegnate proprio a non smarrire la rappresentantività delle istanze non confessionali. A cominciare per l’appunto dal principale partito di sinistra e del centrosinistra: cioè la Quercia. Il cui segretario, Piero Fassino, ieri ha firmato un intervento sul Corriere della sera volto a sostenere la titolarità del proprio partito a interpretare «il carattere laico dello stato». Questione di pochi voti: numericamente forse non dirimente ai fini dell’articolazione del centrosinistra che verrà ma altresì determinante per la composizione delle delicate geometrie politiche. La quantificazione – possibile – del voto laico, e laicista, può infatti riflettersi sugli equilibri futuri del centrosinistra. Specie nella misura in cui il voto laico si attesterà sulla Rosa nel Pugno, che nel suo piccolo potrebbe di conseguenza rivendicare i propri argomenti circa la costruzione del partito riformista prossimo venturo. […] Da ben oltre un anno la Margherita di Francesco Rutelli incide a colpi di falce il campo della tutela dei diritti civili. Un’ipoteca, quella dei moderati del centrosinistra, sulla stessa costruzione del partito riformista. Questione di pochi voti, ovviamente. Ma se ai consensi della lista unitaria ulivista verrà a mancare la simbolica presenza laica – e laicista -, l’ammanco graverà in special modo sul peso politico dei Ds. E se oltre alle forze della sinistra radicale – Prc, Verdi e Pdci – se ne avvantaggerà la Rosa nel pugno, il percorso di edificazione del partito riformista diverrà più che mai l’unificazione spartitoria tra le burocrazie in competizione di Quercia e Margherita. Quesione di pochi voti, ma se la Rosa si attestasse solidamente alle pendici del 4 per cento la questione ulivista dovrebbe essere riletta in primo luogo dalla Quercia. Caccia al voto laico, quindi, nell’ultimo scorcio di campagna elettorale. Perché il campo confessionale non oltranzista è ottimamente rappresentanto dal professore, mentre l’ingerenza bigotta può rivelarsi più dannosa di quanto non immaginato. Tuttavia Fassino e i Ds pagano un atteggiamento imbarazzato e barcamenante. […] Fassino risponde che «l’Ulivo può essere utile a superare gli steccati», arrampicandosi in una difesa della legislazione nazionale sui diritti civili: dalla 194, all’impegno non meglio declinato a favore della «scuola pubblica», alla disciplina annunciata sulle coppie di fatto. Nel segno di una «laicità come disponibilità al confronto e rifiuto della coartazione delle coscienze». Un mix a tavolino che continua ad apparire più che altro un’alchimia politicista. Tanto più nella misura in cui non risponde nemmeno con la relatività dei programmi elettorali ai temi sensibili dei diritti civili. Non a caso Emma Bonino ieri confidava ai piedi del palco delle festa della Rosa nel pugno che «sui Pacs e sui diritti civili, anche se vince l’Unione dovremo combattere e vincere dal giorno dopo le elezioni una battaglia nel paese. Altrimenti…».
Il testo integrale dell’articolo di Cosimo Rossi (del 7 aprile) è stato pubblicato sul sito del Manifesto

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