[…] Un risultato elettorale inversamente proporzionale alla visibilità massmediatica ottenuta a colpi di forcone e parimenti sostenuta e garantita dai grandi giornaloni. Stiamo parlando della Rosa nel pugno, formazione-choc di questa campagna elettorale, che a dispetto del suo enfant prodige Capezzone (un campione di jattanza, improntitudine, radicalismo esasperato dai toni savonaroliani) raccoglie briciole laddove aveva sognato di mettere fra i denti una grande fetta della torta elettorale. […] I radicali sono e rimangono una setta più che un partito e come tale destinati a intercettare umori vagabondi ma proprio per questo effimeri. Sconfitto dunque il radicalismo forcaiolo e insieme ad esso il vaticinio di chi ipotizzava un drammatico travaso di voti dai diesse alla Rosa nel pugno. Sconfitto anche – non notarlo sarebbe da parte nostra ipocrita – quell’anticlericalismo di maniera che già venne a noia nel Settecento al marchese De Sade, ma che alla consorteria di Capezzone ha fatto da mosca cocchiera. Con esiti, come si è visto, da pesi mosca.
Il testo integrale dell’articolo di Giorgio Ferrari è stato pubblicato su Avvenire
È vero che nella storia della Chiesa cattolica la forca è stata meno in auge del rogo, ma forse sarebbe il caso che i vescovi italiani non evochino certe immagini… Per loro la settimana è santa, ci risulta: non esagerino negli insulti.