«Troppo spesso, ogni volta che leggevo i giornali e sentivo i dibattiti in televisione, mi arrabbiavo, una rabbia fortissima. Come quando si è parlato di introdurre i volontari cattolici nei consultori. E non sentivo nessuno degli intellettuali intervenire, non uno scrittore, non un regista… Mi sono sentita in dovere di farlo». Sono le parole di Melissa P., che commenta in esclusiva per Vanity Fair – in edicola da domani – l’uscita del suo terzo lavoro, «In nome dell’amore». Il nuovo libro di Melissa Panarello inizia con «Caro Ruini» e parte dagli scritti del cardinale e dal catechismo per contestare la posizione della Chiesa in tema di sesso e nascite. In libreria esce, non a caso, il 14 aprile, Venerdì Santo, dopo le elezioni e prima di Pasqua. […] Vanity Fair chiede a Melissa se c’era proprio bisogno delle sue requisitorie sulla legge 194, visto che le donne che hanno lottato per questa legge sono pronte a difenderla anche oggi: «Non vorrei fare la giovinastra arrogante, ma stiamo sempre parlando di persone ultracinquantenni, che la loro vita l’hanno già vissuta e chi se ne frega se poi le cose cambiano. Credo che avere 20 anni sia molto diverso da averne cinquanta, quando hai realizzato la maggior parte dei tuoi progetti: hai avuto dei figli, naturalmente o con la fecondazione artificiale, o li hai adottati. Io mi sento minacciata, perché non so se un giorno avrò la stessa libertà di scegliere».
Fonte: Corriere.it