[…] Magdi Allam, editorialista del «Corriere» e autore di libri duramente critici nei confronti dell’integralismo islamico, accetta l’invito di Rushdie, presidente uscente del Pen; il suo nome e la fotografia appaiono sul sito www.pen.org insieme a quelli dei prestigiosi colleghi. Ma ecco che, verificando l’elenco, Allam si imbatte in quello di Tariq Ramadan, un nome e una bibliografia che lo fanno sobbalzare, perché simboleggiano tutto ciò contro cui lui si batte da sempre. Sono musulmani entrambi, Allam e Ramadan, ma le somiglianze si fermano qui. Il secondo, quarantenne fascinoso e cittadino svizzero, è nipote dello storico fondatore dei Fratelli Musulmani, Hassan Al Banna, e si può considerare un teorico del massimalismo islamico. In un suo libro famoso, «Intervista sull’Islam», Ramadan ha definito «giustificabile» il terrorismo e, accusando pubblicamente lo stesso Allam di essere «un bugiardo», di fatto lo ha condannato a morte agli occhi degli interpreti oltranzisti del Corano.
Perciò Magdi Allam ha detto no a Rushdie: niente viaggio a New York e confronto con Ramadan perché – spiega – questo equivarrebbe a «legittimarlo». […] E così l’incontro culturale di New York scopre, ancora prima di cominciare, il coperchio di una pentola che bolle in tutto il mondo. E di colpo l’idea di una cultura cosmopolita, raffinata e compiaciuta di sé si ritrova a tu per tu con i temi brucianti dell’attualità e dell’impegno.
Il testo integrale dell’articolo di Dario Fertilio è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera