[…] Una prima, e quasi giocosa, considerazione sul fatto che “il Vernacoliere”, l’irriverente “mensile di satira e mancanza di rispetto in vernacolo livornese e in italiano”, nel numero di aprile, aveva indovinato, molto più degli exit poll delle società demoscopiche, il risultato elettorale, titolando “Elezioni truccate! Ha già vinto Ruini. O Prodi o Berlusconi chi comanda è sempre la Chiesa”; credo che vi sia, essenzialmente, un’indicazione che il centrodestra deve trarre dal voto delle politiche. L’aver del tutto (o quasi) ammainato la bandiera laica, liberale e repubblicana (e, seppur in parte, quella socialista – costretta a un’ibrida coesistenza con la Dc di Rotondi) ha dato, a mio avviso, un vantaggio non irrilevante all’Unione. Le forze laiche presenti nella Cdl, infatti, non sono state capaci di trovare forme per federarsi, vedendosi, conseguentemente, costrette, in forza della vigente legge elettorale, a limitare la loro presenza a pochi collegi e ad alcune candidature eccellenti nelle liste di Forza Italia. Ciò ha comportato che molti, i quali avrebbero anche potuto dare il proprio voto al centrodestra, abbiano preferito, visto il prevalere, in tale coalizione, delle posizioni teo-con dei vari Pera, Adornato, Formigoni, ecc., scegliere la Rosa nel Pugno, caratterizzatasi nella campagna elettorale proprio per un’accentuata posizione laica e anticlericale. […] Per rilevare come l’assenza di una vera forza laica abbia danneggiato la Cdl, basta esaminare con un po’ di attenzione i dati elettorali. Limito il mio ragionamento al voto espresso in Italia, rimandando ogni considerazione sul voto degli italiani all’estero. Alla Camera, dove l’Unione ha vinto, aggiudicandosi il premio di maggioranza, per soli 25.224 voti (19.001.684 contro 18.976.460), la RnP ha avuto 991.049 preferenze. […] Da questa babele di cifre (ma sono certo che il lettore saprà districarvisi egregiamente), ritengo appaia di tutta evidenza come, in queste elezioni, la Cdl abbia commesso un errore nel sottovalutare l’importanza delle istanze laiche, relegando a un ruolo assai marginale le forze, al proprio interno, che queste rappresentano. Un errore che, spero, non abbia a ripetersi nelle prossime importanti consultazioni amministrative. E, se proprio non vorranno capirlo le oligarchie partitiche, credo spetti a noi cittadini darci da fare, anche dando vita a liste civiche che offrano un’alternativa di voto laico, liberale, repubblicano e socialista riformista.
Il testo integrale dell’articolo di Claudio Tomassini è stato pubblicato sul sito dell’Opinione