Crocifisso sì, crocifisso no. Sarà forse l’arrivo della Pasqua, ma a quanto pare il tema della presenza, gradita o meno, nei luoghi pubblici e istituzionali del più famoso tra i simboli del cristianesimo è tornato prepotentemente di moda. L’ultimo episodio è di qualche giorno fa, tempo di elezioni. Sarà stata forse appunto l’ebbrezza elettorale, ma c’è stato addirittura chi si è rifiutato di votare perché nella scuola adibita a seggio c’era un «pericolosissimo» crocifisso sui muri e per di più accanto ai disegni dei bambini. […] Da una rapida disamina dei locali del tribunale di Rieti ci siamo resi conto dell’assenza del crocifisso nella quasi totalità delle aule per le udienze. A parte la sala B, luogo abituale dei procedimenti penali, gli altri locali sono privi del simbolo del Cristianesimo. Molti i cartelli appesi che invitano a spegnere i cellulari e a fare silenzio, ma del crocifisso nemmeno l’ombra. Stessa situazione nei locali del secondo piano, sede delle udienze civili. Le aule C, D, E, pure frequentatissime, saranno forse troppo piccole per essere degne di un crocifisso e infatti registriamo anche lì la sua totale assenza. […] Effettivamente, l’unica fonte normativa dell’esposizione del crocifisso nelle aule di udienza è la circolare emanata il 29 maggio del 1929 dall’allora ministro di grazia e giustizia [fascista, NDR] Alfredo Rocco, il quale prescriveva che nelle aule del tribunale fosse istituito il crocifisso secondo la nostra antica tradizione, sostenendo appunto che questo simbolo rappresentava un solenne ammonimento di verità e giustizia. Dunque un riferimento normativo, ad essere proprio formalisti, c’è e andrebbe considerato. D’altro lato, in contrapposizione c’è anche chi ha criticato l’accostamento tra giustizia umana e giustizia divina, ritenendo la presenza del crocifisso un atto di blasfemia. Per chi crede, dunque, la mancanza del crocifisso nei tribunali è un grave difetto, per gli altri no, fatto sta che esso è anche la memoria proprio di uno dei più grandi errori giudiziari di tutti i tempi: imputati Gesù e Barabba, giudice Pilato: la storia insegna.
Il testo integrale dell’articolo di Giorgio Emili è stato pubblicato sul sito del Tempo
A maggior ragione, il simbolo di un (eventuale) errore giudiziario non andrebbe esposto in un tribunale.