Nove morti e una quarantina di feriti: è il bilancio di un attentato kamikaze avvenuto oggi, giorno della Pasqua ebraica, nella parte meridionale del centro di Tel Aviv. Una strage che un portavoce di Hamas, il movimento che governa i Territori dopo il successo alle ultime elezioni, ha definito “un atto di autodifesa, l’esito naturale dei continui crimini israeliani contro il nostro popolo”. L’esplosione è avvenuta davanti a una bancarella di felafel nei pressi della vecchia stazione degli autobus della città, già teatro il 20 gennaio scorso di un attentato suicida rivendicato dalla Jihad islamica, che aveva provocato il ferimento di 15 persone. E tra le vittime c’è anche l’attentatore, di cui è stata diffusa una videocassetta: si chiamava Sami Salim Hammed, aveva 16 anni e abitava nell’area di Jenin in Cisgiordania. Ed è il più giovane attentatore suicida che si è fatto esplodere, in attachi contro lo Stato ebraico. Poco dopo la strage, è arrivata una rivedicazione della Jihad islamica, che lo ha comunicato prima attraverso un messaggio telefonico all’agenzia di stampa France Presse, poi con un filmato trasmesso dalla tv Al Arabiya.Ma c’è anche un’altra rivendicazione: quella della Brigate dei martiri Al Aqsa (vicina a Fatah). […] In questo clima di tensione, l’unico a condannare l’attentato è stato il presidente Abu Mazen. […]
Fonte: Repubblica.it