Come preannunciato nell’Ultimissima del 7 aprile, l’UAAR ha ora a disposizione il testo del parere con cui il Consiglio di Stato ha espresso il parere di respingere il ricorso con cui l’UAAR chiedeva l’annullamento della nota 3 ottobre 2002, prot. n. 2667 e della direttiva 3 ottobre 2002, prot. n. 2666, del Ministro della Istruzione, università e ricerca scientifica, aventi a oggetto l’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule scolastiche. Il parere è stato formulato più o meno con le stesse motivazioni con ui è stato respinto, sempre dallo stesso Consiglio, il ricorso presentato dalla socia UAAR S.L..
A pagina 8 si può leggere: “Si può, quindi, fondatamente sostenere che, nell’attuale realtà sociale, il crocifisso debba essere considerato non solo come simbolo di un’evoluzione storica e culturale, e quindi dell’identità del nostro popolo, ma quale simbolo altresì di un sistema di valori di libertà, eguaglianza, dignità umana e tolleranza religiosa e quindi anche della laicità dello Stato, che trovano espresso riconoscimento nella nostra Carta costituzionale”.
A pagina 10 si può leggere: “In sostanza, nel momento attuale, mentre non si ravvisano elementi positivi di concreta discriminazione in danno dei non appartenenti alla religione cattolica, il crocifisso in classe […] deve essere inteso, anzi, come uno dei simboli dei principi di libertà, eguaglianza e tolleranza e infine della stessa laicità dello Stato, fondanti la nostra convivenza e ormai acquisiti al patrimonio giuridico, sociale e culturale d’Italia. Non appare inopportuno rilevare, a tal riguardo, che il simbolo del crocifisso, così inteso, assume oggi, con il richiamo ai valori di tolleranza e solidarietà in esso racchiusi, una valenza particolare nella considerazione che la scuola pubblica italiana risulta attualmente frequentata da numerosi allievi extracomunitari, ai quali risulta piuttosto importante trasmettere quei principi di apertura alla diversità e di rifiuto di ogni integralismo – religioso o laico che sia – che impregnano di sé il nostro ordinamento. Viviamo in un momento di tumultuoso incontro con altre culture e, per evitare che esso si trasformi in scontro, è indispensabile riaffermare anche simbolicamente la nostra identità, che si caratterizza proprio per i valori di rispetto per la dignità di ogni essere umano e di universalismo solidale”.
Parole arzigogolate che non riescono a coprire il loro evidente significato: si impone un simbolo di parte in nome di valori universali, si impone un simbolo religioso in nome della libertà religiosa, si concede un privilegio in nome del principio di eguaglianza, si nega l’identità altrui in nome dell’incontro tra culture.
Parole, soprattutto, queste ultime, letteralmente copiate dalla sentenza del TAR del Veneto 1110/2005. Incredibile.
L’UAAR comunque conferma la propria volontà di ricorrere alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo.
La sezione “Scrocifiggiamo l’Italia”, pubblicata sul nostro sito, è la più fornita risorsa italiana sulle iniziative legali contro i simboli religiosi negli edifici pubblici