Che bella notizia! Nel terzo millennio, dopo chissà quali profonde meditazioni, illuminato certamente dallo spirito santo, il cardinale Carlo Maria Martini, sembra rendersi conto che al buon dio non può dispiacere il ricorso a un mezzo innocuo, quale il condom, qualora miri al buon fine di evitare che una terribile malattia continui a diffondersi, producendo morte e sofferenza. C’è da sperare, però, che l’obbedienza cristiana non lo costringa a ricredersi, come è accaduto in altre occasioni. Ma tanto ci voleva? Il Catechismo, riguardo alla contraccezione, recita: «È intrisecamente cattiva ogni azione che, o in presenza dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione» (n. 2370). Ora, nel caso di impedire il diffondersi dell’Aids, poiché il fine non è quello di non procreare, il ricorso al profilattico non può essere definito azione cattiva. Se invece, il fine è di evitare gravidanze indesiderate, secondo il Catechismo, l’azione è cattiva. Però il Catechismo, agli sposi che vogliono evitare di procreare, consiglia di unirsi esclusivamente nei periodi infecondi (cf stesso n. 2370), giacché in tal modo non impedirebbero lo svolgimento dei processi naturali (cfr. Lettera enciclica Humanae vitae, n. 12). In realtà, cambia la forma, ma non la sostanza!
La lettera di Veronica Tussi è stata pubblicata sul Manifesto