Carlo Augusto Viano e Massimo Teodori non se ne adonteranno, ma la scelta di esibire qualcosa di «laico» nel titolo dei loro ultimi libri («Laici in ginocchio», Laterza, quello di Viano, «Laici», Marsilio,quello di Teodori) assomiglia molto a un’astuta opzione di marketing politico-culturale. La cultura «laica» è finita, esausta, ma il «laico» che ostenta la sua laicità è galvanizzato dall’idea di apparire nella nobile trincea di chi si oppone all’occhiuta invadenza clericale. «Laico» è oramai un’etichetta vuota, una categoria usurata, il melanconico residuo di una stagione estinta, ma una lacrima di laica commozione potrà pur sempre essere versata da chi si batte con diuturna fatica per lo «svaticanamento» dell’Italia? In nessun altro Paese del mondo libero (con l’eccezione della Francia) esistono i «laici». Esistono i non credenti, gli atei, gli agnostici, gli indifferenti. Ma solo in Italia il «laico», che altrove è semplicemente (e filologicamente) il non chierico, si sovraccarica di tanto marcati sottintesi ideologici e significati politici. […] Esiste un clericalismo laico che si nutre di sospettosità e adotta un lessico aggressivo, perentorio, dogmatico. […] I «laici» stanno prendendo una brutta piega: non ragionano, scomunicano. […] Ci abbiamo messo secoli per liberarci dallo spirito di crociata dei fondamentalismi religiosi. Ne valeva la pena, per ritrovarci con la crociata «laica»?
Il testo integrale dell’articolo di Pierluigi Battista è stato pubblicato sul Corriere della Sera di ieri
Il vicedirettore del Corriere della Sera, Pierluigi Battista, che è intellettuale di buone letture, segnalando il mio recente libro Laici. L’imbroglio italiano edito da Marsilio («I fondamentalisti laici alle crociate», Corriere della Sera, 24 aprile) dà l’impressione di non essere andato molto avanti nella lettura oltre la quarta di copertina. […] Si comincia col dire che «in nessun altro paese del mondo libero (meno la Francia) esistono i laici». L’osservazione mi pare inesatta sotto molti aspetti. Basta ricordare che da duecento anni negli Stati Uniti si discute molto di secularism (termine inglese per laicismo) […] È ben strano che Battista mi accusi di non coltivare il dubbio dal momento che la mia riflessione è, per così dire, tutta dubitante: a me viceversa pare che sia proprio lui a emettere verdetti definitivi sulla morte della cultura laica. L’aspetto più preoccupante di questa tesi dei neotradizionalisti e dei loro supporter è però la corrosione del dialogo tra cattolici e laici che si è potuto sviluppare in Italia a due condizioni. Che laici e cattolici facessero ognuno la loro parte, e che i cattolici (così come i laici) mettessero da parte gli integralismi identitari accettando in politica il pluralismo etico ed i compromessi propri della democrazia liberale. Gli atei devoti, i laici pentiti e i liberali bigotti stanno invece lavorando sul versante opposto per distruggere con il loro integralismo questo dialogo politico che può svilupparsi solo su basi liberali. Dispiace che il colto Battista che ha dedicato tante belle pagine agli «irregolari» laici che hanno tenuto in piedi la libertà intellettuale nell’era del conformismo (Rosario Romeo, Nicola Chiaromonte, Giuseppe Maranini, Mario Soldati, Ennio Flaiano) sia finito nel cul de sac del neo-tradizionalismo per dare addosso alla grande tradizione laica e liberale che non poco ha contribuito a rendere civile e moderno il nostro Paese.
Il testo integrale dell’articolo di Massimo Teodori è stato pubblicato sul sito del Giornale