«Ho risolto il mistero della Santa Sindone»: l’annuncio è di un ingegnere russo in pensione, oggi alla ribalta su un popolare tabloid di Mosca per la sua «scoperta». L’ingegnere si chiama Grigori Beldiughin, vive a Ekaterinburg sugli Urali e racconta sulle pagine della Komsomolskaia Pravda che ha trovato una tecnica per imprimere sul lino un’immagine analoga a quella dell’uomo crocifisso raffigurato sulla Santa Sindone. Pensa che si tratti della stessa tecnica usata molti secoli fa per confezionare la controversa reliquia. Beldiughin ha avvolto un drappo di lino inumidito attorno ad una maschera di legno e dopo «una paziente attesa di un anno» dice di aver ottenuto il risultato sperato: vaporizzandosi, l’acqua ha fissato sul lino con dovizia di dettagli l’immagine della scultura. L’ingegnere spiega al tabloid che l’idea gli è venuta dopo aver letto che la reliquia – spuntata per la prima volta in Europa nel 1353 grazie all’intraprendente cavaliere Geoffroy de Charny e adesso conservata a Torino – potrebbe essere stata trovata «in una città dell’attuale Turchia durante lavori dentro una fortezza danneggiata da un’alluvione». Dichiaratamente ateo («Non credo nè in Dio nè nel diavolo»), Beldiughin dà per scontato che nei tre giorni tra la crocefissione e la resurrezione il corpo di Gesù Cristo non può assolutamente aver lasciato l’impronta riscontrabile sul sudario custodito nel capoluogo piemontese. L’ingegnere sostiene che i coaguli di sangue «apparvero successivamente» sulla Sindone, «con ogni probabilità in seguito ad una contraffazione». […]
Fonte: il Giornale di Vicenza