Archiviato il dialogo teologico con i musulmani, niente più preghiere interreligiose come amava fare Wojtyla ad Assisi. Meglio sviluppare con il mondo islamico un confronto per valorizzare la dignità della persona umana e la tutela dei diritti fondamentali. La nuova linea di Benedetto XVI si è delineata in un incontro segreto a Castelgandolfo, di cui Repubblica è in grado di raccontare i retroscena. Sono stati due giorni di discussioni intense sull’Islam nella sua dimensione religiosa, politica e sociale, durante i quali si è dibattuto sulla differenza cruciale nella visione della società tra i seguaci del Corano e del Vangelo e si è analizzato il ruolo della Chiesa verso il variegato universo musulmano. […] Benedetto mira a punti più essenziali: la teologia non è ciò che conta, almeno non in questa fase storica. Importa il fatto che l’Islam è la religione che si sta sviluppando di più e che diviene sempre più un pericolo per l’occidente e per il mondo”. Naturalmente “il pericolo non è l’Islam in genere, ma una certa visione dell’Islam che non rinnega mai apertamente la violenza e genera terrorismo e fanatismo”. Per Ratzinger la conclusione è una sola. Invitare l’Islam a “un dialogo basato sulla cultura, sui diritti umani, sul rifiuto della violenza”. […]
Il testo integrale dell’articolo di Marco Politi è stato pubblicato sul sito di Repubblica
Ci fa piacere che, all’alba del terzo millennio, la Chiesa cattolica riconosca il rispetto dei diritti umani. Ora ci attendiamo che la Santa Sede faccia un passo in più, sottoscrivendo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (1948) e la Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e le libertà fondamentali (1950). Perché il Vaticano ancora non l’ha fatto. A differenza, ovviamente solo per il primo documento, di diversi stati a maggioranza islamica.