Come noto, durante la manifestazione del 25 aprile qualche decina di estremisti ha bruciato la bandiera di Israele. L’ambasciatore Gol rilasciò dichiarazioni di fuoco («Sono fascisti di sinistra, gente che mi ha riempito di rabbia e vergogna. Gente che, al pari di quanti negano l’Olocausto e invitano alla distruzione dello Stato di Israele, rappresenta un pericolo per il mondo democratico e occidentale»), prendendo nel mazzo anche la sinistra italiana, giudicata un po’ troppo contigua all’antisemitismo («Non basta combattere l’antisemitismo un giorno soltanto, bisogna farlo sempre») e prossima agli estremisti islamici («Il fatto che leader di partiti italiani abbiano incontrato terroristi come Hassan Nassrallah è motivo di preoccupazione per noi israelieni e deve esserlo anche per voi italiani», alludendo al segretario dei comunisti italiani, Diliberto).
Il testo integrale dell’intervista di Emanuele Novazio all’ambasciatore Gol è stato pubblicato sul sito della Stampa
Oggi l’ex ambasciatore Romano è tornato sull’argomento, rispondendo a una lettera di Pietro Ancona.
Caro Romano, non le sembra che l’ambasciatore israeliano stia esagerando? Capisco il suo legittimo risentimento per la bandiera bruciata, ma non può intervenire con giudizi così pesanti sulla sinistra radicale italiana, peraltro ben sapendo che c’è stata una esplicita dissociazione di questa dal triste episodio del corteo milanese. Non credo che rientri nei suoi compiti fare incursioni così eclatanti nella vita politica italiana.
Pietro Ancona
Agli ambasciatori che fanno molte dichiarazioni, rilasciano parecchie interviste e danno giudizi sulla politica del Paese in cui sono accreditati, il ministero degli Esteri può sempre suggerire, con garbo, un po’ di discrezione. Temo che nel caso dell’ambasciatore israeliano non sia stato mai fatto.
Sergio Romano
Fonte: Corriere della Sera