Devoti contro relativisti: è la nuova battaglia culturale di primavera. Molto bipartisan, benché il suo campo naturale sia il centrodestra, e in particolare la componente che ama definirsi liberale, un tempo definita dei «professori». Soltanto che, in questa partita, le etichette tradizionali non tengono più. Salta agli occhi, anzitutto, la riscoperta di un genere letterario: il pamphlet. Il cuore delle argomentazioni di Dario Antiseri, di Massimo Teodori, e dei numerosi storici e scienziati coordinati da Giovanni Boniolo, ad esempio, è filosofico, ma anche polemico. Prima di esaminare le loro tesi, tuttavia, è giusto precisare come si possano intendere le categorie dei «devoti» e dei «relativisti». Fra i devoti si devono annoverare intellettuali sia cattolici che rigorosamente laici, disposti a riconoscere il ruolo sociale e politico della religione cristiana, non separato dalla sfera pubblica. Per tutti costoro, l’attacco terroristico dell’11 settembre ha segnato una svolta epocale, inducendoli a riscoprire i valori della civiltà occidentale e a difenderli senza compromessi. Noti anche come «teocon», i «devoti» trovano nell’ex presidente del Senato Marcello Pera l’esponente politico più in vista, e nel saggio recente del suo consigliere Gaetano Quagliariello (Cattolici, pacifisti, teocon ) una significativa guida teorica. I relativisti costituiscono anch’essi uno schieramento trasversale: includono un cattolico come Dario Antiseri e un laico di ascendenza radicale come Massimo Teodori, ma si spingono anche verso sinistra, in sintonia con pensatori come Gian Enrico Rusconi e Giulio Giorello. Che cosa li unisce? L’idea, ispirata a Karl Popper, secondo la quale non possa esistere una verità in partenza «più vera» delle altre, che tutto debba essere sottoposto ad esame e verifica, e che soprattutto la fede religiosa non debba influenzare i giudizi scientifici. […]
Il testo integrale dell’articolo di Dario Fertilio, contenente la recensione di quattro libri, è stato pubblicato sul sito del Corriere