[…] Di recente ha definito Mahmoud Ahmadinejad “un caso patologico”. Mi piacerebbe che fosse così semplice. Il problema è che l’esaltato Ahmadinejad è assolutamente razionale dal punto di vista di un fanatico religioso. Da musulmano sciita fanatico qual è, il leader dell’Iran aspetta con ansia il ritorno dell’“imam nascosto”, noto popolarmente come il mahdi. È la guida spirituale che, secondo la tradizione sciita, scomparve misteriosamente centinaia di anni fa. Gli sciiti ortodossi credono che il suo ritorno annuncerà un’era di pace e sicurezza per tutto il mondo. Quando tornerà il loro messia, scomparirà ogni ingiustizia, compresa la potenza statunitense. Le loro idee non sono molto distanti da quelle di milioni di cristiani evangelici che, in America, si infervorano per il secondo avvento del messia. Vogliono che Gesù si manifesti prima possibile e per questo molti di loro sono contro l’ambientalismo o ne sottovalutano il bisogno: risparmiare le risorse della Terra può solo ritardare l’Apocalisse. Da questo punto di vista, il riscaldamento globale è la volontà di Dio. […] Ahmadinejad sostiene di avere un “canale personale privato” con l’imam nascosto. Se questo è vero, se l’è meritato: quando era sindaco di Teheran, si dice che fece risistemare una via importante perché al suo ritorno il messia non dovesse percorrere una strada accidentata. E da presidente del paese, ha chiesto ai membri dell’esecutivo di firmare un giuramento di fedeltà al messia. Lo scorso settembre, in un discorso alle Nazioni Unite, Ahmadinejad ha evocato apertamente il ritorno del mahdi. A quel punto il presidente iraniano si è rafforzato grazie a due cose: la sensazione di essere irradiato dalla luce divina, e il fatto che apparentemente nessun diplomatico dell’Onu abbia alzato il sopracciglio. Forse gli interpreti sono stati lenti nella traduzione. È possibile che Ahmadinejad stia insistendo sul programma di arricchimento nucleare del suo paese proprio per provocare una reazione violenta, così da accelerare il ritorno del messia. “Dobbiamo prepararci a governare il mondo”, ha detto di recente agli iraniani durante una preghiera del venerdì, “e l’unico modo per farlo è difendere le nostre posizioni sulla base della Speranza del Ritorno”: il ritorno dell’ultimo ambasciatore dell’umanità presso Allah. Inquietante? Sì. Patologicamente malato? Dipende. Per i “veri credenti” la politica apocalittica è assolutamente sensata. […] Le armi di distruzione di massa sono state di fatto trovate: sono quelle persone che hanno una fede incrollabile nell’imminente resa dei conti tra il bene e il male. Lasciato nelle loro mani, il mondo va verso uno scontro da Apocalisse.
Il testo integrale dell’articolo di Irshad Manjii (autrice del libro “Quando abbiamo smesso di pensare?”) è stato pubblicato sul sito di Internazionale