[…] Ogni maggiorenne, che non abbia perso i diritti civili, in quanto eleggibile come consigliere comunale, può essere scelto dai nubendi quale officiante del loro matrimonio. L’unico limite imposto dalla legge è quello delle parentele verticali: nonni, genitori o figli. Per un fratello o un cugino non c’è alcun problema. Perfino le formalità burocratiche, solitamente gravose, sono ridotte ai minimi termini: è sufficiente dire all’impiegato del Comune addetto alle pubblicazioni che s’intende usufruire del predetto comma 3 dell’articolo 1 del decreto presidenziale numero 396 del 2000 e, nel contempo, indicare le generalità di colui o di colei che farà l’officiante. Quest’ultimo, qualche settimana prima delle nozze, dovrà recarsi in Comune per firmare alcuni fogli. Quindi, il giorno prefissato, riceverà dai commessi comunali i fogli da leggere con la formula del codice civile e, al termine della lettura, dovrà consegnare ai novelli sposi la bandiera tricolore ed il consueto omaggio del Comune. Tutto qui. Stando così le cose, sarebbe a mio parere utile e financo doveroso divulgare al massimo la legge che consente a chiunque si prepari a contrarre matrimonio con rito civile di scegliere il celebrante. Peraltro, farsi sposare da un fratello, da un parente o solo da un caro amico è non solo divertente, ma fa anche risparmiare le casse della pubblica amministrazione, dal momento che i consiglieri o assessori comunali, per ogni mattinata di cerimonie, ricevono un gettone d’indennità che varia dai 50 ai 100 euro cadauno, a seconda del Comune. A questo punto è doveroso chiedersi se sono possibili opzioni diverse anche per coloro che si preparano a convolare a nozze secondo il rito del matrimonio cattolico. La risposta, assolutamente affermativa, è contenuta nel Catechismo della Chiesa cattolica, il quale afferma che, mentre il ministro della cresima deve essere un vescovo, quello dell’estrema unzione deve essere un sacerdote, il ministro del battesimo può essere chiunque non sia il battezzando, i ministri del matrimonio sono gli sposi stessi. Pertanto, nel momento in cui i nubendi, con assoluta sincerità, si dichiarano uniti per sempre, essi sono sposati, perchè il parroco, il capitano della nave, il sindaco o il suo delegato sono semplicemente i notai di quel che è accaduto. […]
Il testo integrale dell’articolo di Carlo Rippa è stato pubblicato sul sito del Giornale di Calabria
Se ne parla anche nella scheda dedicata al matrimonio civile pubblicata sul sito UAAR