Ecco di nuovo alla ribalta la chiesa cattolica argentina, una delle pià conservatrici, se non reazionarie dell’America latina e le cui complicità, o peggio, durante gli atroci anni della dittatura militare, fra il ‘76 e l’83, hanno fatto scandalo. A riportare alla superficie della memoria quel periodo nefasto costellato dai 30000 desaparecidos, ci ha pensato ieri Horacio Verbitsky, il giornalista e scrittore argentino che forse più di tutti è stato in questi 22 anni di democrazia vicino alle indomite Madri della Piazza di maggio per dire no all’ «oblio e perdono» e per aprire la strada alla giustizia, sia pure tardiva. Ora, con Kirchner, il vento è cambiato e sono – ha detto Verbitski – «almeno 200 i militari in prigione» (per quanto dorata), e 1400 le cause giudiziarie per violazione dei diritti umani. Verbitski è autore di una quindicina di libri, uno dei quali è stato tradotto i italiano nel ‘96. «Il volo» raccoglieva la testimonianza del capitano di marina Adolfo Scilingo che a quei voli della morte, in cui detenuti vivi venivano scaricati da aerei nel Rio de la Plata, aveva partecipato e per questo si trova ora incarcerato in Spagna. Adesso è appena apparso il secondo dei suoi libri in italiano: «L’isola del silenzio» (Fandango, 15 euro), in cui svolge un’implacabile requisitoria contro «il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina». Implacabile e irrefutabile, perché se è vero che i suoi articoli su Pagina 12 e i suoi libri hanno trovato molte querele, Verbitski non ha mai subito una condanna, e non per impunità. In «L’isola del silenzio», che si legge come un romanzo anche se è un romanzo di fatti (atroci), compaiono tutti i nomi tristemente noti a chi si è occupato di Argentina: i cardinali Caggiano, Aramburu e Primatesta, i vescovi e vicari castrensi Tortolo, Bonamin e Grasselli, il solito nunzio Pio Laghi. Ma anche quello dell’attuale cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, che a quanto si dice ha rischiato di diventare il primo papa latino-americano nel conclave seguito alla morte di Wojtyla e poi vinto da Ratzinger. […] Illuminante e struggente, in particolare, la vicenda di due padri gesuiti, Orlando Yorio e Francisco Jalics, che ebbero il torto di lavorare nelle bidonville di Buenos Aires e per questo furono «traditi» e consegnati ai militari da Beregoglio (che ovviamente nega).[…]
Fonte: IlManifesto.it