I Pacs sono ancora una volta sotto esame. Con nessuna speranza di essere promossi, però; un po’ come lo studente indocile che a maggio sa già di avere 7 in condotta, e per questo è condannato a ristudiare i Promessi Sposi. Durante il Congresso internazionale promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia, Benedetto XVI ha condannato le unioni diverse dal sacro vincolo del matrimonio (Il Papa ribadisce: “No ai Pacs. Matrimoni solo tra uomo e donna”, la Repubblica, 11 maggio 2006). Niente Pacs, che dio ce ne scampi!
Perché? Perché tali unioni sarebbero ‘false’. Strano aggettivo per denotare i rapporti umani. Soprattutto l’amore. Quale sarebbe un amore falso? Forse è possibile inferirlo dalle successive parole papaline: “il vero amore è possibile solo tra uomo e donna” e si attua nella “sua forma più importante”, il matrimonio. Questo perché, secondo il Papa, la differenza sessuale tra uomo e donna non è un dato meramente biologico, ma riveste un significato ben più profondo, ovvero esprime “quella forma dell’amore con cui l’uomo e la donna, diventando una sola carne, possono realizzare un’autentica comunione di persone aperta alla trasmissione della vita e cooperano così con Dio alla generazione di nuovi esseri umani”. Ah, ecco: il vero amore è quello che mira alla riproduzione; o meglio, il vero amore, purché piegato alla riproduzione (non il sesso per il sesso, per carità), è quello sessuale. Strana conseguenza per una visione cattolica ostile ai piaceri della carne. Ma allora il Papa dovrebbe accettare i Pacs tra uomini e donne, almeno quelli in cui sia esplicitamente dichiarato l’intento riproduttivo. No, neanche questi vanno bene, naturalmente. (Che ne è dei matrimoni senza figli? Alla gogna pure loro, sterilità a parte, in quanto condanna divina. Ma che avranno fatto quegli sposi per meritare la sterilità?) Perché tutti i tipi di unione alternativi al matrimonio sono ‘confusi e basati su un amore debole’. Amore debole. Amore debole? E la garanzia della (presunta) forza dell’amore si annida in una carta matrimoniale? In una firma e in poche parole pronunciate e distorte dall’eco benedetta? “Vuoii tuu prenderee comee legiittimoo sposoo…”.
Si inciampa nella blasfemia a domandare che cosa ne può sapere il Papa di amore sessuale? […]
Il testo integrale del post di Chiara Lalli è stato pubblicato sul Blog “Bioetica”