Lanciando una nuova sfida al Vaticano, la chiesa cinese ha installato oggi un vescovo non approvato dal Papa in una importante diocesi nella provincia costiera del Fujan. La decisione viene dopo due nomine unilaterali di vescovi alla fine di aprile, le prime non concordate con la Santa Sede dopo tre anni di discreta collaborazione tra la chiesa “patriottica” legata al governo di Pechino e quella “clandestina” fedele al Vaticano. Zhan Silu, conosciuto anche come Vincent Silu, 40 anni, ha celebrato una messa nella piccola città di Ningde, sulla costa orientale della Cina, che segna la sua presa di possesso della diocesi di Mindong, nella quale si ritiene ci siano 60-70 mila cattolici, al 90 per cento appartenenti alla Chiesa “clandestina” o “non-registrata”, quella rimasta fedele alla Santa Sede e che rifiuta di riconoscere l’autorità del governo di Pechino come superiore a quella del Papa. Zhan è stato ordinato vescovo nel 2000, senza l’approvazione del Papa, ma finora non aveva assunto la responsabilità di una diocesi. Il suo caso è quindi, dal punto di vista formale, diverso da quelli verificatisi tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, quando due vescovi sono stati ordinati dall’associazione delle chiese cattoliche cinese, la cosiddetta chiesa “patriottica”, senza l’approvazione della Santa Sede. […] In un comunicato letto dal suo portavoce Joaquin Navarro-Valls, il Papa ha inoltre ricordato che i vescovi che accettano la nomina del governo di Pechino rischiano la scomunica. La minaccia sembra aver avuto qualche effetto, dato che un gran numero di preti interpellati dai giornalisti stranieri, appartenenti sia alla Chiesa “patriottica” che a quella “clandestina”, hanno dichiarato di sentire “un forte disagio” a causa delle nomine unilaterali. Cina e Vaticano non hanno relazioni diplomatiche dal 1951, quando il Nunzio Apostolico fu espulso e si rifugiò a Taiwan. I vescovi vengono eletti dall’associazione dei cattolici “patriottici”, controllata dal Partito comunista. Negli ultimi due-tre anni, però, è prevalso l’uso di nominare vescovi graditi sia a Pechino che al Vaticano. Le relazioni tra le due parti sembravano migliorate dopo l’elezione di papa Ratzinger. La Cina aveva infatti un forte pregiudizio negativo su Giovanni Paolo II, considerato “pericoloso” per il futuro del comunismo. Non è chiaro cosa abbia determinato la svolta della nomina unilaterale dei vescovi. […]
Fonte: Repubblica.it