Usa, il boom degli ebrei-buddisti

Il più famoso è stato Allen Ginsberg, ma tra le loro fila non mancano divi di Hollywood come Orlando Bloom, Goldie Hawn, Steven Seagal e Jake Gyllenhaal, un cantautore come Leonard Cohen, scrittori, poeti, accademici e migliaia di gente comune. Sono i Jubus. Neologismo usato per definire una persona di etnia o religione ebraica che pratica forme di meditazione buddista senza per questo abbandonare la propria fede; termine che identifica un po’ genericamente gli ebrei-buddisti, un fenomeno che nell’America delle tante religioni e delle mille sette è da anni in costante progresso e che negli ultimi tempi sta aumentando in maniera quasi esponenziale. A partire, come quasi sempre accade per i grandi fenomeni culturali degli States, dalla California. Il primo a usare questa definizione è stato Rodger Kamenetz (un poeta ebreo) nel suo libro “The Jews in the Lotus”. Scritto nel 1994 – e subito diventato una sorta di bibbia dei Jubus – il libro racconta l’incontro tra una delegazione di ebrei americani e quella di monaci buddisti guidati dal Dalai Lama in persona. Un incontro tra fedi diverse in cui ebrei e buddisti hanno scoperto di avere diverse cose in comune. Con il Dalai Lama convinto che essendo gli ebrei “esperti di sopravvivenza, di esilio” e di una straordinaria capacità di mantenere la fede nelle situazioni più avverse, possono offrire “conforto e consiglio” ai credenti di altre religioni (e anche ai non-credenti) meglio di chiunque altro; e con i rabbini che hanno trovato sorprendenti somiglianze tra le due religioni, comprese tradizioni esoteriche e la profonda consapevolezza della sofferenza. Kamenetz racconta nei dettagli le discussioni, la partecipazione emotiva di questi incontri; sottolinea “l’intensità e l’altruismo presenti nel buddismo, traccia i profili dei “padri” del movimento: Allen Ginsberg ma anche Ram Dass […] Solo negli ultimi anni il fenomeno – che era rimasto abbastanza circoscritto agli ambienti intellettuali ed accademici – è diventato di massa. Oggi il 30 per cento degli americani che diventano buddisti sono ebrei e il buddismo americano – per tradizione politicamente neutrale – subisce sempre di più l’influenza di un grande numero di intellettuali liberal e di ebrei attivi politicamente e sta diventando un punto di riferimento per i diritti umani e per l’aiuto ai ceti poveri. […] Se nella sua definizione più semplice Jubu è un buddista praticante di famiglia o di religione ebraica, sono sempre più diffusi i casi in cui i Jubus praticano ambedue le tradizioni; ma nella nuova tendenza vengono considerati sia gli ebrei-laici, che hanno aderito in toto al buddismo, sia gli ebrei praticanti che continuano a considerare l’ebraismo la propria religione ma che sono interessati ad alcune pratiche del buddismo: prima fra tutte la meditazione. Ed oggi è quest’ultimo gruppo a rappresentare la maggioranza dei Jubus.
L’articolo è stato pubblicato sul sito di Repubblica

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